Resurrezione digitale: di cosa si tratta?
In Cina, la “resurrezione digitale” sta guadagnando terreno grazie all’uso dell’intelligenza artificiale (AI), che consente di riportare in vita persone decedute sotto forma di avatar digitali. Un esempio sorprendente è Tang Xiao’ou, fondatore del gruppo SenseTime, scomparso a dicembre. Grazie all’AI, Tang è stato virtualmente ricreato e ha potuto apparire di fronte ai suoi dipendenti su uno schermo, offrendo l’illusione di una seconda vita.
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Le prime parole del Tang Xiao’ou digitale sono state: “Ciao a tutti, ci incontriamo ancora finalmente. L’anno scorso è stato duro, ma questo 2024 ci darà soddisfazione”. Questo evento sottolinea le potenzialità della tecnologia di resurrezione virtuale, aprendo nuove frontiere nelle interazioni umane dopo la morte.
Costi accessibili
Sorprendentemente, creare un avatar di una persona defunta è piuttosto economico: con soli 20 yuan (circa 2,50 euro), è possibile acquistare un clone digitale attraverso alcuni servizi informatici in Cina. Questa tecnologia è diventata particolarmente popolare durante il periodo in cui il Paese celebra i propri defunti, una tradizione simile al mese di novembre in Occidente.
Resurrezione digitale: un mercato in espansione
Attualmente, questo settore vale circa 12 miliardi di yuan (1,5 miliardi di euro) e si prevede che quadruplicherà entro il 2025. La crescita è alimentata non solo dal desiderio di mantenere vivi i ricordi dei propri cari, ma anche dall’uso di questi avatar nella pubblicità e nella promozione di prodotti. Un esempio è Xinhua, l’agenzia di notizie statale cinese, che ha introdotto un presentatore televisivo creato dall’intelligenza artificiale, capace di lavorare incessantemente senza stancarsi.
La resurrezione digitale offre così non solo un modo per affrontare il dolore del lutto, mantenendo viva la memoria delle persone care, ma si sta trasformando anche in un’industria con enormi potenzialità commerciali e culturali.
Le sfide legali della resurrezione digitale
Tuttavia, emergono questioni legali relative al copyright, alla privacy e alla dignità della persona. L’addestramento delle AI con materiali prodotti dal defunto può sollevare problemi di proprietà intellettuale e di riservatezza. Un clone digitale saprà quando rivelare o meno certe informazioni?
Un tema cruciale è il consenso: il defunto deve aver acconsentito alla creazione di un avatar digitale post mortem? La questione è complessa, come evidenziato da uno studio di Masaki Iwasaki, docente presso la Seoul National University, su 222 americani. La ricerca mostra che la mancanza di consenso rende difficile accettare la creazione di un avatar di una persona cara.
La maggior parte delle persone desidera rispettare i desideri del defunto, ma nella realtà questo non sempre accade. Esempi noti sono gli ologrammi animati di Amy Winehouse o Whitney Houston, e la partecipazione digitale postuma di Peter Cushing nel film ‘Rogue One’, realizzati senza il loro consenso.
La resurrezione digitale pur offrendo opportunità emozionanti, pone quindi anche importanti dilemmi etici e legali che la società dovrà affrontare.
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