
Il termine “brain rot” ha fatto il suo ingresso nel mondo del marketing, diventando una strategia sempre più adottata per catturare l’attenzione delle generazioni Z e Alpha.
Originariamente coniato per descrivere il deterioramento cognitivo causato dal consumo eccessivo di contenuti digitali di bassa qualità, è stato nominato Parola dell’Anno 2024 dall’Oxford University Press, riflettendo le crescenti preoccupazioni sull’impatto dei social media sulla salute mentale.
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🧠 Brain Rot: da fenomeno culturale a strumento di Marketing
Il “brain rot” si riferisce a contenuti volutamente assurdi, caotici e privi di senso che imitano l’umorismo e l’estetica della cultura dei meme su internet. Questi contenuti, spesso caratterizzati da montaggi frenetici, slang di internet e umorismo surreale, sono progettati per attirare l’attenzione delle generazioni digitali, in particolare Gen Z e Gen Alpha.
Secondo un articolo di Ad Age, l’uso di contenuti “brain rot” è aumentato del 230% tra il 2023 e il 2024, con marchi come Duolingo e Nutter Butter che hanno adottato questa strategia per coinvolgere il pubblico più giovane.
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📈 Esempi di Brain Rot Marketing
Diversi brand hanno implementato con successo il brain rot marketing:
- Duolingo: Ha creato contenuti virali su TikTok, come il video del suo gufo mascotte che canta una versione senza senso di “Cotton Eye Joe”, ottenendo oltre 68 milioni di visualizzazioni.
- Nutter Butter: Ha utilizzato immagini pixelate e contenuti bizzarri per attirare l’attenzione su TikTok.
- Spotify Wrapped: La campagna annuale di Spotify presenta grafiche vivaci e frasi di tendenza, trasformando i dati degli utenti in presentazioni condivisibili simili a meme.
- Jacquemus: Il marchio di moda ha creato contenuti CGI surreali, come borse che nuotano nel Lago di Como o limoni giganti che cadono dal cielo, per creare un mondo digitale fantasioso e coinvolgente.
🎯 Perché funziona
Il brain rot marketing risuona con il pubblico più giovane per diversi motivi:
- Autenticità: Abbracciando l’umorismo caotico e ironico prevalente nella cultura della Gen Z, i brand appaiono più relazionabili e in sintonia con le esperienze online del loro pubblico.
- Viralità: L’assurdità e l’umorismo intrinseci nei contenuti brain rot li rendono altamente condivisibili, aumentando il potenziale di diventare virali.
- Distinzione: In un panorama digitale saturo, contenuti non convenzionali e sorprendenti si distinguono, catturando l’attenzione fugace degli utenti.
⚠️ Rischi del Brain Rot Marketing
Nonostante i suoi vantaggi, il brain rot marketing presenta anche dei rischi:
- Diluzione del brand: L’uso eccessivo di contenuti ironici o assurdi può confondere il messaggio del brand e indebolire l’identità del marchio.
- Contenuti offensivi: Alcuni contenuti possono includere elementi controversi o offensivi, rischiando di danneggiare la reputazione del brand.
- Implicazioni per la salute mentale: Gli esperti avvertono che la natura sovrastimolante di tali contenuti può contribuire a una diminuzione della capacità di attenzione e a un aumento della dipendenza dagli schermi tra i giovani.
Conclusione
Il brain rot marketing rappresenta una strategia efficace per coinvolgere le generazioni Z e Alpha, sfruttando contenuti assurdi e virali per catturare l’attenzione in un panorama digitale saturo. Tuttavia, è fondamentale che i brand bilancino l’uso di questa strategia con contenuti significativi e autentici, evitando di compromettere l’identità del marchio o di alienare il pubblico.
In un’epoca in cui l’attenzione è una risorsa preziosa, il brain rot marketing offre un’opportunità per distinguersi, ma solo se utilizzato con consapevolezza e responsabilità.